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Un Sanremo tutto al femminile?

bar color

Ne stanno parlando tutti e quindi ne parliamo anche noi. Mi riferisco a Sanremo ovviamente, con uno share del 62.4 % il festival della canzone più amato dall’Italia travolge ogni altro programma e si porta a casa solo con la prima serata 10.757.000 spettatori.


Per i nostri lettori internazionali, Il Festival della canzone italiana di Sanremo è un’istituzione, una tradizione che resiste in punta di piedi dal 1977, per capirci quelle punte di danza classica con dentro carte imbevute da resine speciali che puntualmente ti fanno sanguinare le dita, ma allo stesso tempo ti regalano la gioia del ballo, ecco, così.


Per me che sono nata a Bordighera, città vicina a Sanremo, è anche una questione sentimentale. Ci si vuole bene col Festival, la città si rinvigorisce, le discoteche rimangono aperte anche il Martedì… che per la me 17enne era un evento che trascende l'omni scibile, che può solo trovare rivali nel giorno di Natale. Anche se a sentire mio nonno l’unica nota di importanza è che durante la settimana di Sanremo non si trova parcheggio. Vantaggi svantaggi, tomayto, tomahto.


Fatta questa piccola, ma doverosa introduzione, egoriferita a tratti, veniamo al dunque della prima serata, che in realtà è il nocciolo anche delle altre: l’elefante femminile nella stanza.


Ebbene si, pare che Sanremo quest’anno abbia deciso di improntare la sua conduzione sull’accompagnamento di donne, donne alle quali è stato richiesto, a posteriori ne sono ormai convinta, di scrivere un monologo a sfondo sociale.


Se devo essere onesta, mi sembra che il format non funzioni moltissimo, queste donne, non vallette come il Festival ci tiene a precisare, vengono comunque intercambiate di serata in serata, come un gioiello sfarzoso in cambio di quello piu’ in voga. Sembra anche che Sanremo quest’anno voglia per forza e con forza farci ingoiare la causa sociale del momento, come un pasto già masticato rigurgitato nell’egofago.


Partiamo con il primo esempio che ha riesumato femministe inferocite da tutto il mondo.


Chiara Ferragni, imprenditrice digitale italiana che non ha bisogno di introduzioni, imposta il suo monologo utilizzando un escamotage già avvezzo ad attori ed artisti, una tattica scribacchina che si usa per entrare in contatto con la propria vulnerabilità: la lettera personale al proprio “io” bambino.


Chiara si schiera ferocemente contro l’oggettificazione del corpo femminile, o almeno ci prova, o almeno quello è il suo intento, facendo leva su un femminismo però velato, poco istruito, arginato relativamente alla sua storia, al suo punto di vista e, purtroppo per noi, da quegli argini non si allontana. 


Un femminismo roseo, fatto di frasi artefatte che tanto rievocano gli slogan che si possono trovare su Instagram, che di femminismo, diciamocelo, hanno poco. Ci ricorda però che quella forma è ancora l’unico femminismo digeribile dal pubblico, quello che delega responsabilità alla singola persona per il proprio successo o fallimento.


Cavalcando la tendenza americana di voler rendere politica ogni situazione mediatica, gli “influenti” si erigono portavoci di messaggi sociali non supportati da un profondo studio, spesso neanche da una profonda istruzione. 


Eppure Chiara Ferragni con un monologo scolastico, riesce a far breccia nel cuore del popolino, e non è forse questa l’unica cosa importante?

Non è questo il change behaviour che vogliamo? Un cambiamento costruito a calce e mattone e divulgato attraverso i pilastri dell’intrattenimento si prova nuovamente più semplicemente e anche più efficace. 


In fondo non è solo il messaggio quello che conta? Ci importa davvero della forma, quando il risultato è poi lo stesso?

La risposta la lascio a voi.


Per concludere, eccovi una massima ad-hoc del tanto odiato-amato Ricky Gervais: 


“Dite di essere attivisti, ma le aziende per cui lavorate in Cina sono assurde. Apple, Amazon, Disney. Se l'ISIS avviasse un servizio di streaming chiamereste il vostro agente, non è forse vero?

Quindi, se stasera vinceste un premio, non usatelo come piattaforma per fare un discorso politico. Non siete nella posizione di dare lezioni al pubblico su nulla. Non sapete nulla del mondo reale. La maggior parte di voi ha passato meno tempo a scuola di Greta Thunberg.

Quindi, se vincete, venite su, accettate il vostro piccolo premio, ringraziate il vostro agente, il vostro Dio e...".


Va beh, il finale lo avete capito.



By Miriam Gagino
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